Kintsugi, la riparazione protagonista

Il recupero e il riciclo sono di tendenza, ma avete mai pensato che la riparazione in sé potesse rappresentare un valore?

 

Da qualche tempo il vintage, il secondhand, il riciclo, il recupero e il riuso non sono più dei concetti legati alla povertà, ma da moda che pareva essere passeggera, stanno acquistando un crescente valore morale. Quanti di noi, magari negli anni ottanta, avrebbero indossato degli indumenti di seconda mano (seppur griffati), oppure avrebbero recuperato e riverniciato la credenza in legno della nonna invece di comprarne una nuova di zecca in formica? Probabilmente nessuno.

Dopo decenni in cui ci siamo abituati a buttare via tutto dopo un breve uso, per poi ricomprare degli oggetti che obiettivamente valgono meno di quelli che abbiamo buttato, finamente si respira un’aria di sincera riflessione. Il riuso dev’essere per forza una cosa di cui vergognarsi? Oppure può rappresentare un modo per valorizzare gli oggetti, la nostra creatività, e dopotutto anche i nostri soldi assieme al nostro tempo passato per guadagnarli?

E poi, un oggetto recuperato deve per forza essere restaurato come fosse nuovo, oppure può mostrare i segni del tempo, lasciando trasparire la storia e le persone che lo hanno usato? Perché un oggetto uguale a tutti gli altri, arrivato in un container dall’altra parte del mondo, dovrebbe essere migliore di un oggetto che ci fa tornare in mente persone, avvenimenti, storie passate?

I giapponesi hanno dato un nome a questa filosofia: si chiama kintsugi o kintsukuroi. Quando i giapponesi riparano le ceramiche rotte, esaltano il danno riempiendo le crepe con l’oro, convinti che quando un oggetto ha subito un danno e può vantare una storia, essi lo rendano ancora più bello.  

 

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Kintsugi di David Pike 

 

Le riparazioni possono valorizzare ogni tipo di materiale, anche il legno. Come ad esempio questa vecchia pala, smussata dall’usura e riparata con una lamiera zincata.

 

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Pala di legno 

 

Alcuni artigiani preferiscono lasciare a vista le riparazioni di difetti che, normalmente, avrebbero pregiudicato la riuscita dell’opera.

 

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Vaso in acero con farfalle inserite nella fessurazione naturale, realizzato da Joshua Vogel 

 

Sempre più di tendenza anche le riparazioni eseguite con la resina epossidica. Il materiale sintetico viene colato nel legno usurato o corroso dal tempo, come nel caso delle opere dello studio bellunese Alcarol che ha incominciato la propria storia di successo recuperano le bricole veneziane.

 

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Panca Alcarol

 

La tendenza delle riparazioni si estende anche sui tessili. Stiamo assistendo ad una fusione dell’arte del rammendo che le nostre nonne conoscevano alla perfezione, e il sashiko, un’arte decorativa tessile giapponese, un ricamo semplicissimo con cui vengono ottenuti incantevoli motivi geometrici.

 

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Rammendo Sashiko 

 

Un rammendo che può rappresentare un nuovo punto di partenza per un capo strappato. Parola di Junko Oki, artista del sashiko.

 

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Sashiko di Junko Oki

 

Spaccature e crepe sono un motivo ricorrente nella bigiotteria di Agnes Larsson. Una delle sue collane in caramica, tenuta insieme da sottili fibre.

 

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Agnes Larsson 

 

Un anello ferito, suturato con del filo rosso. Di Jia Style.

 

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Scar ring, Jya Style

 

E infine il progetto di NeSpoon Urban Jevelry, un’artista polacca che diffonde per le strade il motivo dei mandala. Questa in particolare è stata realizzata in una crepa del marciapiede nella nostrana Franciacorta. Dei gioielli con cui rendere più affascinanti i luoghi più disparati.

 

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Nespoon Urban Jewelry 

 

Recuperare, abbellire, riusare – parole che giorno dopo giorno stanno acquistando nuovi valori e nuove estetiche, nel nome di una tendenza che valorizza l’essenza delle cose.

 

Testo: JS