Karmen Mlinar ci porta con se per visitare l’isola di Brac (Brazza) durante la primavera: storia, patrimonio architettonico, natura primaverile!
Amo la Dalmazia e le sue isole, ma preferisco evitare l’alta stagione quando pullulano di turisti e si trasformano in un’enorme industria turistica. Non amo l’affollamento che si crea ovunque. Perciò preferisco passarci le vacanze con la mia famiglia a fine giugno, quando la stagione si sta appena avviando, per poterci godere la natura e trovare il giusto riposo. Quest’anno siamo andati a passarci anche un weekend prolungato a maggio. Ho scelto l’isola di Brac (Brazza), nonostante in un primo momento avessi temuto che per una famiglia composta da sei persone e una parmanenza di solo quattro o cinque giorni fosse troppo lontana. Per fortuna il viaggio sull’autostrada fino a Split (Spalato) è filato liscio e per i bambini il trasferimento col traghetto è comunque sempre un evento.
Abbiamo trovato un bellissimo alloggio in una villa ben arredata nel centro di Splitska, un paesino molto tranquillo vicino a Supetar (San Pietro di Brazza). Il primo giorno l’abbiamo dedicato proprio a Splitska, alle sue vecchie case in pietra e all’architettura modesta e riservata. In una trattoria del posto avevano acceso la griglia utilizzando delle ramaglie e si sentiva un buonissimo profumo di pesce. Un gruppo di abitanti del luogo aspettava che fosse pronto il polpo cotto sotto la peka, una campana di ghisa che viene posizionata nella brace e sotto la quale vengono cotte carni e verdure.
Durante la passeggiata nel paesino abbiamo trovato tante sorprese, l’elemento più interessante è stata la cisterna per l’acqua: una grande vasca a cielo aperto sopra il paese che oltretutto subisce anche delle inquietanti perdite.
Nonostante siamo già agli inizi di maggio, gli aranci e i limoni sono ancora pieni di frutti, quelli accanto alle case abbandonate o in rovina infatti non vengono raccolti. Tra le case in pietra sul pendio ci sono numerosi giardini. Nel palazzo al centro del paese, circondato dagli aranceti, pare vivesse la principessa di Brac.
In tempi romani nel paese di Splitska si trovava un’importante porto che serviva innanzitutto per caricare la bianca pietra di Brac dalle vicine cave. Anche il famoso palazzo di Diocleziano a Spalato fu edificato con questa pietra. Mi ricordo che io e mio marito da fidanzati cercammo a lungo per Spalato questo palazzo, ignorando che si trattasse di un imponente complesso architettonico …
Nel paesino così troviamo numerosi resti romani e anche tante storie interessanti sui pirati, risalenti al ‘200. I miei due figli maschi si sono dedicati con fervore alla pesca e devo ammettere che sono riusciti a prendere un bel po’ di pesce.
Il giorno seguente siamo andati a Bol (Vallo della Brazza), il centro più rinomato del’isola, noto per la sua incantevole spiaggia dorata. La giornata è passata in fretta tra passeggiate e sieste oziose nelle pinete e sulla spiaggia dove i più coraggiosi hanno anche provato a mettere i piedi nel mare ancora freddo.
A Zlatni rat (corno d’oro) c’è solo la spiaggia, ma che spiaggia! Il fatto più interessante su questa spiaggia è che la sua forma cambia in continuazione per l’influsso dei venti e delle correnti. La ghiaia è bianca e il mare è di un blu turchese cristallino. Nonostante la bassa temperatura dell’aria e del mare (13°C ca.) nel golfo sfrecciavano diversi windsurf e kitesurf. La spiaggia invece era comodamente e quasi misteriosamente deserta, ma tuttavia riuscivo benissimo a immaginarmi la ressa a ferragosto, bleah.
Nei tempi in cui facevo ancora l’università questa era una bellissima spiggia selvaggia, piena di vele e surf, di giovani con il sacco a pelo e di notte vi si tenevano delle feste scatenate accanto a dei grandi falò. Oggi si è trasformata in una spiaggia mondana, con tanto di bagnino, sedie a sdraio e ombrelloni. Peccato. Da qualche parte ho letto la leggenda urbana che se sul Zlatni rat trovi un sassolino a forma di cuore, sarai fortunato in amore per tutta la vita.
Poi abbiamo concluso la giornata con un panorama mozzafiato dal monte Vidova gora che è anche la cima più alta delle isole dell’Adriatico (778 m). La vista si estende sul Zlatni rat, sull’isole di Hvar (Lesina), Korcula (Corzula) e fino a quella di Vis.
Il terzo giorno abbiamo visitato il monastero di Blaca (Blazza). Sfortunatamente il monastero glagolitico del ‘500 è chiuso da diversi mesi. I suoi edifici sembrano appesi alle rocce e lo si può raggiungere solamente da un sentiero che parte dal mare o dalla cima della montagna. In entrambi i casi dovrete percorrere un percorso di trekking di 45 minuti.
Nel monastero si stanno svolgendo dei lavori di restauro, perciò abbiamo potuto ammirarne solamente l’esterno. Anche il museo era chiusoe mi è dispiaciuto che il nostro piccolo astronomo non abbia potuto ammirare il più grande telescopio della Croazia. All’interno si trovano anche una fantastica biblioteca, e delle collezioni di orologi, fucili, strumenti musicali ed astrologici. Accanto al monastero si trovano i resti dei giardini, alcuni dei quali vengono tuttora coltivati. Un tempo il monastero era noto per la sua produzione di olio d’oliva e di ottimo vino. Accanto all’imponente edificio troviamo una vasca per raccogliere l’acqua piovana e in effetti da quella direzione si levava l’accorato canto delle rane.
Al pomeriggio ci siamo spostati a Milna che un tempo fungeva da fortificazione. La cittadina, seppur molto carina, è piena di case in rovina e architettonicamente è stata deturpata da un’enorme marina. Anche la marina è mezza deserta. Vicino al centro della cittadina invece ci sono molte brazzere, le tipiche barche da pesca dalmate in legno. In città è tuttora attiva una fabbrica di conserve di pesce.
Abbiamo pranzato in uno dei pochi ristoranti aperti e ci abbiamo trovato dei calamari davvero ottimi. Dopo pranzo siamo passati per il paesino Ložišća (San Giorgio). Il paese sembra aggrappato al pendio, mentre l’enorme campanile regna in mezzo alle case.
Attraversando il noto viale di cipressi e accompagnati da una multitudine di cactus sul ciglio della strada siamo arrivati a Bobovišć, in riva al mare. Infatti di Bobovišć ce ne sono due, uno all’interno dell’isola e uno sulla costa. Nel cuore del paese troviamo un rivo che sfocia nel mare e questo è anche il luogo che ispirò il sommo poeta croato Vladimir Nazor che vi costruì una specie di acropoli.
Il paese, un tempo fiorente, oggi conta meno di cento abitanti che vivono di pesca, della produzione di vino e olio d’oliva e stagionalmente di turismo. Nonostante ciò sono estremamente gentili ed estroversi, una signora che accudiva un bambino ci ha raccontato tante storie interessanti su Vladimir Nazor e sulle sue tre sorelle, sul perché abbia costruito per loro l’acropoli, sul grande incendio che ha imperversato sopra il paese due anni fa e che si risolse miracolosamente con l’arrivo della pioggia e il successivo cambio di direzione del vento. E in effetti il terreno sopra il villagio è ancora oggi tutto annerito e arso – non ho nessuna difficoltà a immedesimarmi nel terrore che devono aver provato gli abitanti di Bobovišć, per la maggior parte anziani, che non potevano essere tratti in salvo nemmeno dal mare, in quanto l’accesso al golfo era impedito da un forte vento di libeccio!
L’ultimo giorno abbiamo visitato la vicina cittadina di Postira. Finalmente abbiamo trovato una cittadina piena di vita e d’allegria. I pescatori lavoravano sulle barche e rammendavano le reti. Al mercato i banchi erano tutti pieni di verde: un’abbondanza di asparagi selvatici, cataste di spinaci e di carciofi, ma anche prugne secche e diverse varietà di fagioli freschi. Tutto appena raccolto. Mmm, che buon risotto abbiamo cucinato per pranzo. Adoro gli asparagi selvatici!
La cosa più interessante di Postira è il fatto che è completamente diversa dagli altri porti, incastonati nei stretti golfi dell’isola e al riparo dai venti. Postira infatti si apre sul mare, in un largo golfo. Si gode di un’ottima vista sulla terra ferma e lo sguardo può spaziare in lungo e in largo.
A Postira è ancora operativa una vecchia fabbrica di conserve di sardine, sotto la quale qualcuno ha avuto la brillante idea di erigere un albergo. I suoi ospiti possono godere degli autentici profumi del mare … e probabilmente vengono servite anche delle sardine molto fresche. Purtroppo la galleria di Ive Kora, artista che crea opere in legno d’ulivo, era chiusa.
L’isola di Brac a maggio è stupenda. Stupefacente il verde, che d’estate cede all’arsura, una moltitudine di fiori e di pinete che nelle giornate di sole emanano un porofumo inebriante. Dato che i turisti sono ancora molto rari, si può andare alla scoperta dell’isola tranquillamente, senza nemmeno patire il caldo che rende arduo anche la semplice permanenza sulla spiaggia.
Gli abitanti sono molto cordiali ed estroversi, col sorriso sulle labbra nonostante i tempi siano difficili. A maggio il traghetto raggiunge l’isola ben nove volte, il che evita di dover attendere a lungo in coda per l’imbarco. L’isola è interessante e come tutte le altre isole croate è piena di bellezze naturali e di monumenti storici, mentre ogni centro abitato riserva numerose sorprese.
Testo e foto: Karmen Mlinar