Partendo dalla terra, dalle sue leggi e dall'esperienza, Kornelija Benyovsky Šoštarić consiglia come coltivare la propria verdura.
Kornelija Benyovsky Šoštarić, giornalista e orticoltrice croata, ha da poco pubblicato un libro sull'agricoltura organica, Il quadrato verde, che ha riscosso un ampio successo tra i piccoli orticoltori metropolitani e non. Ora sono in molti a realizzare delle pacciamature con la paglia, coltivano le proprie piantine e stanno imparando le basi dell'agricoltura organica.
Lei è nata e vissuta a Zagabria e per anni il suo unico “contatto con la terra” consisteva nel coltivare un po' di fiori sul balcone. Il suo libro è soprattutto il risultato della sua esperienza, di ciò che ha imparato sbagliando e dei tentativi di coltivare il suo piccolo pezzetto di terra.
Che cosa significa per te avere un orto?
Un orto è qualcosa che non si può descrivere in poche parole. Ovviamente c'è il punto di vista della salute, del buon cibo, della cura dell'ambiente, per me è un'opportunità per rilassarmi, un piccolo angolo per la meditazione e una fuga dalla noia e dalle questioni quotidiane. Nel mio orto non ci sono pressioni sulle cose che devo eseguire … Ci sono solo le cose che desidero fare. Il mio lavoro nell'orto e il ritmo con cui lo svolgerò dipende dal mio stato d'animo. In effetti il mio orto rappresenta per me una sorte di “terapia del verde.” D'altra parte però è anche un'importantissima fonte di cibo. Sono molto attenta a ciò che porto sulla tavola della mia famiglia. Con la frutta e la verdura del mio orto sono sicura di mangiare sano, organico. E questa è un'ottima sensazione.
Tu sei sempre vissuta nei quartieri cementificati di Zagabria. Qual'è stato il tuo contatto con la natura, hai avuto modo di conoscere l'agricoltura attraverso l'appezzamento di qualche parente?
Tutt'altro! Noi avevamo un balcone, delle fioriere in cui poi sotterravamo i pesciolini rossi che non sopravvivevano alle nostre cure … (ride) Io andavo matta per gli animali. Nel nostro appartamento nel centro di Zagabria ho tenuto ogni tipo di animale che riuscivo a farmi permettere dai miei genitori. In un certo periodo ho avuto anche due pulcini e desideravo sinceramente che sopravvivessero e diventassero adulti. Sono stati questi animali a rappresentare il mio contatto con la natura. Il nostro balcone godeva della vista su di un pezzetto di verde in mezzo al cemento del nostro rione, la mia famiglia andava spesso a fare delle gite fuori porta, ma nessuno aveva un orto. É stato solamente quando mi sono iscritta alla facoltà di agronomia, indirizzo orticoltura, che ho avuto modo di iniziare il mio viaggio verso la natura.
Come mai una ragazza di città si mette a studiare orticultura?
Io ho sempre amato disegnare e desideravo studiare pittura. Purtroppo mio padre era dell'opinione che di pittura non si potesse vivere. La sua insistenza a scegliere un'attività più “concreta” mi spinse a trovare un compromesso tra le sue richieste e i miei desideri. Nell'orticultura vedevo la possibilità di disegnare dei giardini, degli orti, e tutto ciò mi sembrava interessante. La cosa più importante era che si disegnasse qualcosa … E questo è stato l'inizio. Non rimpiango per niente questa scelta, i genitori a volte riescono a vedere più lontano dei loro figli.
Dici che ognuno di noi può fare l'orticoltore. E le storie sui “pollici verdi” e di coloro che non riescono a far crescere niente?
Sono del parere che la cosa più importante sia la determinazione. Se una cosa ti interessa, se desideri imparare, allora troverai anche il modo per realizzarla. E se sai di che cosa ha bisogno una pianta, allora troverai il modo per procurarglielo. Non credo alle storie sull'effetto miracoloso che la musica avrebbe sulle piante. Vi ricordate di quelle teorie, tanto in voga negli anni Settanta, che cercavano l'impossibile nel mondo vegetale? Oggi tutte queste teorie sono state demolite. Io non ci ho mai creduto. Forse ci sarà qualcosa di vero nel fatto che le persone positive riescono a infondere la loro energia positiva nelle persone che le circondano, nel loro ambiente e con ciò anche alle piante, ma per quanto riguarda l'orticoltura il fattore più importante è rappresentato dall'educazione. Proprio per questo motivo ho scritto il libro Il quadrato verde, per spiegare ai lettori anche le basi – che cos'è la terra, come comportarsi con essa, per permetterle di mantenere la propria fertilità in un mondo che sta distruggendo questa fertilità, che la vuole sterilizzare … Desidero spiegare alla gente quanto siano importanti gli animali del loro orto, qual è il loro ruolo … Sono dell'opinione che una maggiore conoscenza dei processi nella natura sia un presupposto per un suo maggiore rispetto. É necessaria una conoscenza di tutti i sottili nessi all'interno del micro mondo che chiamiamo orto, e il grande mondo “là fuori.” I limiti non li mette la natura, ma li delineiamo noi uomini. Ogni nostra azione nel nostro piccolo mondo si riflette anche su quello grande.
Gli orti privati sono sempre più diffusi per una sempre maggiore esigenza di autosufficenza, necessaria per garantire un'alimentazione sana, ma anche per un mero aspetto di economia domestica. Tuttavia è necessario avere a disposizione anche uno spazio idoneo, un appezzamento di terreno, un giardino sufficientemente grande che non tutti riescono a permettersi.
Penso che le soluzioni possano essere molteplici. Il mio orto è a 50 chilometri da Zagabria. A casa mia infatti in questo momento non c'è nemmeno un balcone. Penso che le dimensioni non siano essenziali, tuttavia per una famiglia dovrebbero bastare 100 metri quadri, che corrispondono alle dimensioni della maggior parte dei giardini di cui dispongono le nostre case. Ovviamente un orto più generoso andrebbe anche meglio, ma nel mio libro ho voluto presentare la mia esperienza, o meglio il mio sistema che ho sviluppato e con cui ottenere il massimo da un appezzamento di queste dimensioni.
La particolarità del tuo sistema è l'armonia, la simbiosi tra le piante coltivate …
E anche la semina continuativa, la rotazione delle colture, la pacciamatura con la paglia, l'utilizzo dell'humus prodotto dai lombrichi, la preparazione del compost, l'utilizzo delle superfici verticali … tutto ciò ci permette di sfruttare anche una superficie molto piccola in modo da renderla effettivamente iperproduttiva. Il mio orto è concepito in modo da non aver bisogno di una cura quotidiana. Mi reco a curarlo solamente nei weekend, a dimostrazione che un orto progettato con cura ha bisogno sì di una manutenzione regolare, ma non necessariamente quotidiana. Le piante che vi crescono sono sostenute anche dalle micorize, dei particolari funghi che entrano in simbiosi con le radici delle piante. Le micorize aiutano le piante nell'estrazione delle sostanze nutrienti e dell'acqua dalla terra, perciò queste piante diventano più forti e resistenti all'attacco delle malattie.
Dove si possono reperire questi funghi?
Essi si trovano nel suolo dei boschi, ma per un giardino di grandi dimensioni dovremmo estrarre parecchia terra e ciò non è un atto molto rispettoso nei riguardi dell'ambiente. Possiamo reperirli da alcuni rivenditori in rete. Il principio delle micorize può essere sostenuto lasciando nella terra le varie radici della nostra verdura. Ovviamente evito di farlo quando le piante in oggetto sono ammalate, in questo caso elimino dalla terra tutte le radici.
Torniamo alle dimensioni dell'orto – tempo fa ho avuto modo di leggere un tuo editoriale su di un microorto che hai realizzato sul davanzale di casa tua. Le fioriere hanno così ospitato la rucola, l'insalata e delle piante di questo tipo …
Le nostre fioriere possono ospitare tante cose e con un balcone possiamo anche realizzare un orto vero e proprio. Di solito ci mettiamo i fiori perché li troviamo belli. Penso che dovremmo solamente cambiare la nostra definizione di bellezza, ed ecco che possono aprirsi le porte dell'orticultura. Sapete quanto è bello il fiore della bieta? E com'è inebriante il profumo del fiore delle fave? Se la gente lo sapesse, incomicerebbe a piantarle nei giardini e potrebbe godere dei suoi fiori, del loro profumo, e gustare i loro frutti …
Quando parli delle tue esperienze, ti appoggi ai principi dell'agricoltura organica, senza trascurare le ricette e le esperienze dell'orticultura di un tempo. Tuttavia affermi che non stai parlando degli orti dei nostri nonni …
In realtà potremmo parlare degli orti dei nostri bisbisbisnonni … Le nostre nonne purtroppo facevano parte della generazione che spesso innaffiava l'orto con dei composti chimici e distruggeva tutto ciò che non le piaceva, dalle piante agli animali … Non smetterò mai di ribadire che tutti gli animali del nostro orto fanno parte di questo mondo, e si trovano lì per un determinato motivo. Le talpe si ritrovano spesso sulla lista nera e la gente mi chiede in continuazione come fare per allontanarle. Io sono contraria a questo allontanamento! Le talpe si nutrono di numerosi insetti dannosi, che poi – se non verranno mangiati dalle talpe – ci metteremo ad affrontare con dei preparati velenosi. Quando l'estetica prende il sopravvento sull'equilibrio e la simbiosi, quando vogliamo affermare esclusivamente la nostra volontà, tutto ciò non ha alcun nesso con la natura, si tratta solo della volontà di estendere il nostro salotto.
Eppure ogni orticoltore desidera avere un buon raccolto. Come ti confronti con i tuoi insuccessi?
Imparo dai miei sbagli e cerco di ascoltare ciò che le piante mi stanno comunicando. In genere cerco di guardare ai parassiti, alla siccità, alla grandine come a una parte del processo naturale. Quando madre Natura “toglie” parte del raccolto, cerco di considerarlo come una parte che le devo riconsegnare. Come ringraziamento per tutto ciò che mi dona sotto forma di un abbondante raccolto.
Anche tua figlia ha un proprio orticello?
Certo. Non avrei mai provato ad obbligarla a lavorare nel mio orto, ma l'orticoltura per fortuna le piace. Ha un suo orticello di cui si prende cura da sola. Io mi limito a darle dei consigli, ma poi mi metto in disparte e non mi intrometto nel suo lavoro. Sono i suoi errori che le permetteranno di imparare ad ascoltare la natura.
Intervista: Tina Cipot
Foto: Nino Šoštarič