Il tasso di umidità: il vero nemico di questa torrida estate. Come possiamo difenderci in casa nostra

Non dovrebbe più fare notizia, ma le estati italiane, da tipicamente mediterranee, con un livello di caldo accettabile, si stanno trasformando sempre più in estati tropicali, con afa persistente e tassi di umidità percepiti insolitamente alti.
Questo fenomeno sta rendendo il caldo ancora più opprimente, soprattutto all’interno delle abitazioni.
La combinazione tra l’afa intensa e l’umidità crea una condizione di disagio particolarmente marcata, che rende le notti difficilmente sopportabili.
Infatti, nonostante le temperature reali possano aggirarsi intorno ai 35-37 gradi, quelle percepite raggiungono facilmente i 40 gradi o più a causa dell’umidità, rimanendo vicine ai 30 gradi percepiti anche durante le ore notturne.
Il motivo per cui l’umidità aumenta la percezione del caldo è legato alla riduzione della capacità del corpo di raffreddarsi tramite la sudorazione.
In un ambiente umido, il sudore evapora più lentamente, lasciando la pelle bagnata e aumentando la sensazione di calore.
Questo effetto è particolarmente gravoso in ambienti poco ventilati, come possono essere molte abitazioni italiane durante l’estate.
Molti edifici, soprattutto quelli più datati, tendono a trattenere il calore e l’umidità, trasformandosi in vere e proprie trappole di calore.
Questa situazione mette in evidenza un problema spesso trascurato: la scarsa coibentazione termica delle abitazioni.
Senza un adeguato isolamento, le pareti e i tetti delle case trattengono il calore esterno, impedendo al fresco della sera di penetrare e rendendo impossibile rinfrescare adeguatamente gli ambienti interni.
Di conseguenza, anche nelle ore notturne, quando le temperature dovrebbero scendere, l’umidità rimane alta, prolungando il disagio e riducendo la qualità del riposo.

 

Tasso di umidità ideale in casa: quali riferimenti?

Il tasso di umidità ideale all’interno di una casa dovrebbe generalmente oscillare tra il 30% e il 50%. Tuttavia, può variare leggermente a seconda della stanza e dell’uso che se ne fa:
Soggiorno e camere da letto: In queste stanze, il tasso di umidità ideale dovrebbe essere tra il 30% e il 50%. Questo range favorisce un ambiente confortevole e previene la formazione di muffa o eccessiva secchezza dell’aria, che potrebbe irritare le vie respiratorie.
Cucina e bagno: In queste stanze, il tasso di umidità può essere leggermente più alto, fino al 60%, a causa dell’uso di acqua calda e della presenza di vapore. Tuttavia, è importante mantenere un’adeguata ventilazione per evitare l’accumulo di umidità e la formazione di condensa e muffa.
Cantine e soffitte: Questi spazi tendono ad avere una maggiore variabilità di umidità. Nelle cantine, è consigliabile mantenere l’umidità al di sotto del 50-60% per evitare problemi di muffa, mentre nelle soffitte si dovrebbe cercare di mantenere un’umidità intorno al 40-50% per prevenire danni strutturali e la proliferazione di parassiti.

Le classiche soluzioni per il controllo dei valori di umidità in casa

Per il controllo dell’umidità in casa, le persone tendono a implementare una serie di strategie che coinvolgono sia pratiche quotidiane che interventi più strutturali.

Una delle prime azioni è garantire una buona ventilazione degli ambienti, aprendo regolarmente finestre o utilizzando sistemi di ventilazione meccanica, soprattutto in stanze come la cucina e il bagno, dove l’umidità tende a essere più elevata.
L’uso di deumidificatori è un’altra soluzione comune, particolarmente utile in ambienti dove l’umidità è costantemente alta. Questi dispositivi aiutano a ridurre il tasso di umidità nell’aria, prevenendo la formazione di muffa e mantenendo un clima interno più confortevole.
Per ambienti che soffrono di umidità eccessiva, come cantine o soffitte, si possono adottare soluzioni strutturali, come l’impermeabilizzazione delle pareti o l’installazione di barriere al vapore, che impediscono all’umidità di infiltrarsi all’interno della casa. Anche la scelta di materiali per le superfici interne, come vernici antimuffa, può contribuire a tenere sotto controllo i livelli di umidità, ma con risultati che sono solo temporanei.

 

Come una corretta coibentazione termica incide sul livello di umidità percepito

Una corretta coibentazione termica gioca un ruolo fondamentale nel mantenere un livello di umidità ideale all’interno delle abitazioni, influenzando direttamente il comfort abitativo e la qualità dell’aria.
La coibentazione, infatti, non si limita a isolare termicamente l’edificio, ma contribuisce anche a regolare l’umidità percepita, sia durante i mesi freddi che quelli caldi.
Durante l’inverno, quando l’aria esterna è fredda e secca, una casa mal coibentata rischia di far penetrare questa aria, riducendo drasticamente l’umidità interna.
Questo può causare un ambiente troppo secco, che non solo è scomodo, ma può anche avere effetti negativi sulla salute, come secchezza delle mucose e irritazione delle vie respiratorie.
Al contrario, una buona coibentazione riduce gli scambi termici con l’esterno, mantenendo all’interno il calore generato dai sistemi di riscaldamento.
Questo, a sua volta, aiuta a mantenere un livello di umidità più stabile e confortevole, riducendo la necessità di interventi come l’uso di umidificatori.
Nei mesi estivi, la situazione si capovolge: l’aria esterna è spesso calda e carica di umidità. Senza un adeguato isolamento, questa aria umida può facilmente infiltrarsi all’interno della casa, aumentando l’umidità percepita e causando disagio, condensa e, nel peggiore dei casi, la formazione di muffa.
Una casa ben coibentata, invece, agisce come una barriera contro l’umidità esterna, mantenendo un ambiente interno più fresco e asciutto.
Questo è particolarmente importante in combinazione con sistemi di raffrescamento, come i condizionatori, che lavorano in modo più efficiente in ambienti ben isolati, contribuendo a mantenere un clima interno piacevole e un’umidità sotto controllo.

 

Aree nelle quali possiamo intervenire efficacemente

Coibentare correttamente una casa richiede una valutazione attenta delle aree specifiche in cui intervenire, tenendo conto delle caratteristiche dell’edificio e delle necessità climatiche.
Le pareti interne, specialmente quelle con intercapedini vuote, rappresentano una delle prime aree su cui concentrare l’attenzione.
Riempire queste intercapedini con materiali isolanti, come schiume o materiali in fiocchi, può migliorare significativamente il comfort termico.
Questo tipo di intervento aiuta a mantenere una temperatura stabile all’interno, riducendo le dispersioni di calore durante l’inverno e limitando l’ingresso del calore estivo.
Di conseguenza, si ottiene un ambiente interno con un tasso di umidità più equilibrato, che non varia drasticamente con le condizioni climatiche esterne.
Il sottotetto è un’altra area critica da considerare per la coibentazione, specialmente se non è già isolato. I sottotetti non coibentati sono spesso una delle principali fonti di perdita di calore in inverno e di accumulo di calore in estate.
Isolando correttamente questa zona, si può ridurre l’umidità percepita nei piani superiori, migliorando il comfort abitativo e prevenendo la formazione di condensa che potrebbe portare a muffe o deterioramento dei materiali.
Anche i controsoffitti, spesso trascurati, possono beneficiare di un intervento di coibentazione. L’aggiunta di strati isolanti nei controsoffitti, soprattutto nelle stanze sottostanti a tetti o solai non isolati, contribuisce a mantenere un livello di umidità più stabile e una temperatura più omogenea, migliorando l’efficienza energetica della casa.
È fondamentale ricordare che la tipologia di intervento e l’area in cui intervenire devono essere selezionate in base alle esigenze specifiche della casa in esame.
Non esistono soluzioni standardizzate che possano essere replicate indiscriminatamente. Ogni edificio ha le sue peculiarità, e un’analisi accurata delle sue caratteristiche è essenziale per ottenere i migliori risultati in termini di comfort, risparmio energetico e controllo dell’umidità percepita.

Insufflaggio termico: una valida alternativa di cui si parla ancora poco

L’isolamento tramite insufflaggio termico rappresenta una soluzione altamente efficiente e pratica per migliorare le prestazioni energetiche di edifici, specialmente quelli di vecchia costruzione caratterizzati da classi energetiche basse, come la G.
Questa tecnica si distingue per la capacità di coibentare le aree problematiche di casa (ove sono presenti importanti fenomeni di dispersione termica) con rapidità e precisione, utilizzando schiume isolanti che vengono iniettati nell’intercapedine delle murature.Queste schiume creano una barriera termica eccellente, impedendo al calore interno di disperdersi durante i mesi invernali e, allo stesso tempo, proteggendo l’edificio dall’ingresso del calore estivo.
Di conseguenza, l’insufflaggio termico non solo migliora l’efficienza energetica della casa, ma contribuisce anche a mantenere livelli ottimali di umidità interna, riducendo il rischio di eccessi che possono portare a condizioni di disagio o alla formazione di condensa e muffa.
Un altro punto di forza dell’insufflaggio è la sua capacità di garantire una temperatura interna confortevole con minori consumi energetici, grazie alla riduzione delle dispersioni di calore. Inoltre, essendo un intervento non invasivo, non richiede modifiche strutturali significative e può essere eseguito senza particolari permessi, anche in contesti condominiali.
Questo aspetto lo rende particolarmente interessante per chi desidera migliorare l’efficienza energetica del proprio appartamento senza dover dipendere dalle decisioni degli altri condomini.
Inoltre, l’insufflaggio termico contribuisce significativamente al miglioramento della classe energetica dell’edificio, incrementando così anche il valore commerciale dell’immobile.
Questo intervento, quindi, si rivela una scelta strategica per chi cerca un miglioramento termico ed economico della propria abitazione, senza dover affrontare lavori complessi o costosi.