Nella vita ho dato retta alla mia creatività

Nel caso di Débora Spera è molto difficile stabilire se sia è più o meno importante fare un’attività creativa: non potrebbe far altro!

Debora ha sempre avuto la possibilità di disegnare su un foglio le immagini che creava nella sua testa. Da piccola disegnava moltissimo, al punto da riempire i muri di casa dietro i divani, così nessuno la sgridava. Certo, durava poco!

Abbiamo chiesto a Debora di raccontarsi.
“Sono un’italo-argentina che dal 2005 abita nelle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino. Siamo in cinque: mio marito Diego, e i nostri tre figli.
Il nostro background ha origini nel sud e nel nord dell’Italia, dalla Basilicata fino al Piemonte, sarà per questo che ci siamo sistemati più o meno al centro.

 

 

 

A Buenos Aires decisi di frequentare il Liceo Artistico, dove ottenni il Diploma di Maestro d’Arte con il quale iniziai a lavorare quasi immediatamente e per i restanti quindici anni, fino ad arrivare in Italia.
Dopo aver fatto alcuni giri nel mondo della musica e delle scienze, tornai all’Accademia per ottenere una Laurea in Scultura. Ho scelto la scultura perché tra le varie discipline di cui mi occupo dovevo pure scegliere una specializzazione, ma le mie passioni sono anche il disegno, la pittura, le incisioni, ecc., ecc..

 

 

 

Addirittura e soprattutto dopo aver comprato casa, iniziai a creare oggetti per decorarla, a partire dalle cose che trovavo in giro. Ho sempre avuto un debole per le “ferraglie”, le cose usurate e gli oggetti che possono raccontare delle storie lontane nel tempo. Questo amore alla nostalgia è forse la ricerca di un’identità culturale, che nel Nuovo Continente non è così antica come qui, in Europa.
A questo gusto devo aggiungere la mia preoccupazione per gli eccessivi rifiuti che noi esseri umani produciamo, il loro smaltimento e la sostenibilità ecologica. Quindi cerco di riciclare il più possibile i materiali che trovo, anche nei miei dipinti. Sono una sostenitrice dell’usato perché credo che dobbiamo stare attenti all’uso delle risorse del nostro pianeta. Amo i mercatini e voglio partecipare ai mercati di baratto: è uno stile di vita che va preso sul serio, guardando anche oltre all’attuale crisi economica.

 

 

 

L’ispirazione per le mie creazioni arriva dal mondo che mi circonda. Nel caso delle opere d’arte, prendo spunto dalla gente e da quello che fa, dalle sue abitudini; dai miei ricordi d’infanzia; dalla realtà nuda e cruda; sono tutti temi che mi stanno a cuore. Rifletto su ciò che voglio esprimere, creando le immagini nella mia testa. Questa fase a volte dura per mesi, dopo, quando le immagini hanno già raggiunto una forma, faccio un bozzetto per avere il “prodotto finito”. La costruzione è il processo creativo, l’opera la sua conseguenza.

 

E per gli oggetti, anch’essi sono il prodotto di tutto ciò che c’è attorno a me: prendo i diversi materiali che trovo e penso a che cosa possa farne, mi lascio ispirare dalle loro caratteristiche. Certo che tante volte vedo delle cose fantastiche in giro su Internet, ma finora più che ad altro ho dato retta alla mia creatività.

 

 

 

Cerco sempre incoraggare la gente a fare qualcosa di creativo: plastica, musica, teatro, danza. Sono delle competenze che sviluppano una parte importantissima delle nostre capacità cognitive e ci permettono di capire il mondo.

 

 

 

Riguardo alla mia attività di docente vorrei condividere la mia recente esperienza come relatrice nell’ambito dei corsi di “Dermopigmentazione in senologia” al Ospedale Regionale Ca’ Foncello di Treviso, insieme alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Treviso e alla specialista Rita Molinaro. Lì ho avuto la possibilità di insegnare sui criteri plastici in materia di ricostruzione del capezzolo del seno dopo la cura contro il cancro, via dermopigmentazione, aiutando a formare i professionisti del settore: una bellissima opportunità per “tornare in aula”.

Ho tanti altri proggetti nel cassetto che vorrei mettere in moto nei prossimi mesi!”

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