Oggi puliremo le porte.
Oggi ho fatto uno dei miei soliti giri per casa con un panno in mano. Stavolta ho preso di mira le porte: la porta del soggiorno, la porta del bagno, sì, anche la porta del bagno di servizio, la porta della camera da letto, la porta d’ingresso, la porta del balcone … ne ho dimenticata qualcuna? Ho cancellato le tracce del sugo al pomodoro dalla porta del bagno, l’appiccicaticcio dalle maniglie, l’impronta di fango dalla porta d’ingresso e mi sono data da fare anche con le macchie sospette sulla porta del balcone. Adesso che ci penso, ma non ho fatto tutto questo già sabato scorso? E chi è che si mette a tastare la porta della nostra camera? Ma devo pulire sempre io?!? Ma sono solo io a pulire????
Io sono un’esperta per il mai dire mai. Potrei scrivere anche un trattato scientifico sulle dichiarazioni del tipo “io non farò mai …” oppure “io farò sempre …” e sulle loro conseguenze. Stato di fatto: faccio parte di questa strana categoria di persone. E ho giurato che le mie porte non saranno come quelle dei vicini che sono degli sporcaccioni.
E poi passa un po’ di tempo – dipende dall’argomento – e le nostre porte sono esattamente tali e quali a come non dovrebbero essere.
Un passo indietro nel tempo
La dichiarazione sulle porte è stata commessa circa un quarto di secolo fa. Succedeva che a casa nostra noi bambini eravamo ogni giorno più grandi e la mamma è riuscita a passare a me e a mia sorella l’incarico di tenere pulita la nostra casa. Dato che facevamo parte di quella generazione in via d’estinzione che obbediva ai genitori, abbiamo preso sul serio il nostro compito. Una delle mie prime innovazioni fu l’introduzione del Vim per pulire la porte in casa. Le porte erano ancora verniciate all’antica con lo smalto e la mamma fino ad allora ha fronteggiato la sporcizia intorno alle maniglie usando un semplice panno umido. Ma ciò per me non bastava, dunque ho preso uno straccio, l’ho cosparso con la polvere abrasiva e mi sono messa a strofinare. Il primo sabato le porte risplendettero nel loro colore verde bottiglia. Il sabato dopo lo smalto incominciava a sbiadire, specialmente intorno alle maniglie. Il terzo sabato … il quarto … dopo due mesi il mio entusiasmo per le pulizie divenne talmente evidente che la mamma e il papà andarono su tutte le furie: lo smalto era scomparso, facendo apparire il legno nudo.
Forse anche il cacciatore di Šubic ha strofinato troppo la porta? Fonte: wiki
Beh, ogni sabato le porte erano pulite, in cambio hanno ricevuto un aspetto vintage che negli anni ottanta non andava ancora di moda, mentre ora è proprio chic.
Ma noi non siamo così
Un giorno i miei mi hanno mandata a prendere qualcosa da una famiglia del paese, non so più che cosa. Si trattava di una giovane famiglia in cui la mamma e il papà lavoravano in fabbrica e di pomeriggio arrotondavano lo stipendio con qualche lavoretto. Poi c’erano i due figli, una bimba carinissima e un bimbo con i riccioli d’oro. Secondo il galateo di paese bisognava trattenersi un po’ nella casa in cui si entrava. E fu allora che vidi le loro porte che in origine sarebbero dovute essere bianche. No, non erano sporche solo intorno alle maniglie, la sporcizia copriva tutta la superficie fino all’altezza di un metro e mezzo ed era composta da ditate, scarabocchi e tracce di cibo che davano una chiara impressione sulle abitudini alimentari della famiglia: uova alla coque, spinaci, sciroppo di lampone … All’epoca mi scandalizzai delle condizioni delle loro sudicie porte, non riuscendo a capire perché non pulissero le porte, dato che almeno al sabato avevano tempo a sufficienza per fare le pulizie. E giurai che le mie porte non saranno mai e poi mai così sporche. Me ne andai altezzosa …
… ad affrontare la vita sotto forma di bambini piccoli. Nel frattempo ci fu una parentesi durata un decennio di beata tregua durante il quale tutte le porte in mio possesso erano linde e pulite. Poi arrivarono i nostri piccini … che da gattonatori si evolvero in camminatori e incominciarono – plof! – a lasciare sulle porte le orme della loro esistenza. In rapporto alla loro crescita e al loro sviluppo anche le orme diventavano sempre più evolute e variopinte, mentre io mi davo da fare per inseguirle e le distruggerle.
Finché un giorno non restai inchiodata al divano fissando l’orma di una mano nei colori del pomodoro impressa sulla porta del balcone. No, non ce la facevo più ad alzarmi e andare a toglierla. Devo ribadire che mio marito non ne era minimamente infastidito?!?
Certo, non ero esausta solo a causa delle pulizie delle porte, ma piuttosto per le notti insonni, i bagnetti, le fiabe da leggere, le corse per impedire le trovate più pericolose, le febbri da tenere sotto controllo – e tutte queste cose erano talmente importanti da far sbiadire completamente il problema delle porte sporche.
“Puliscimi!” gridava la porta contro di me.
“No, non lo farò!”
“Pulisci!”
“No!”
Fu in quel momento che riaffiorò nei miei ricordi l’immagine di quella porta dei nostri vicini. Lo ammetto, ho provato una certa vergogna. Un’altro dei miei mai dire mai. (Ma detto tra noi: noi riusciamo a tenerle più pulite!) Le porte.
Chissà se questa porta ha anche dei folletti che vengono a pulirla? Foto: PiaK
Mirjam